Le comunità di pratica e di apprendimento sono gruppi sociali che hanno come obiettivo finale il generare conoscenza organizzata e di qualità cui ogni individuo può avere libero accesso.
In queste comunità, a cui si rivolge il progetto educativo all'interno delle istituzioni dell'educazione formale, gli individui mirano a un apprendimento continuo e hanno consapevolezza delle proprie conoscenze. Non esistono differenze di tipo gerarchico: tutti hanno uguale importanza perché il lavoro di ciascuno è di beneficio all'intera comunità.
Le CdP, o "Community of practice", vedono la loro nascita agli inizi degli anni '90, anche se le loro origini sono molto più lontane nel tempo, basti pensare alle botteghe artigiane.
La finalità è il miglioramento collettivo. Chi entra in questo tipo di organizzazione mira a un modello di condivisione; non esistono spazi privati o individuali, in quanto tutti condividono tutto. Chi ha conoscenza e la tiene per sé è come se non l'avesse. Le comunità di pratica tendono all'eccellenza, a prendere ciò che di meglio produce ognuno dei collaboratori. Questo metodo costruttivista punta ad una conoscenza che si costruisce insieme e rappresenta un modo di vivere, lavorare e studiare.
È questa una concezione che si differenzia notevolmente dalle società di tipo individualistico. Tra queste troviamo la società occidentale dove tra gli uomini prevale la competizione e manca quella collaborazione che invece funge da motore pulsante nelle comunità di pratica. Le CdP rientrano a pieno titolo nella Formazione a Distanza (FAD), sono "luoghi" in cui si sviluppa apprendimento, ciò che cambia, rispetto al passato, riguarda il modo e i mezzi. La conoscenza diviene un fatto da costruire nella collettività, questo aspetto rientra pienamente nel costruttivismo sociale.
Da tale prospettiva ne scaturisce un apprendimento inteso come:
In queste comunità, a cui si rivolge il progetto educativo all'interno delle istituzioni dell'educazione formale, gli individui mirano a un apprendimento continuo e hanno consapevolezza delle proprie conoscenze. Non esistono differenze di tipo gerarchico: tutti hanno uguale importanza perché il lavoro di ciascuno è di beneficio all'intera comunità.
Le CdP, o "Community of practice", vedono la loro nascita agli inizi degli anni '90, anche se le loro origini sono molto più lontane nel tempo, basti pensare alle botteghe artigiane.
La finalità è il miglioramento collettivo. Chi entra in questo tipo di organizzazione mira a un modello di condivisione; non esistono spazi privati o individuali, in quanto tutti condividono tutto. Chi ha conoscenza e la tiene per sé è come se non l'avesse. Le comunità di pratica tendono all'eccellenza, a prendere ciò che di meglio produce ognuno dei collaboratori. Questo metodo costruttivista punta ad una conoscenza che si costruisce insieme e rappresenta un modo di vivere, lavorare e studiare.
È questa una concezione che si differenzia notevolmente dalle società di tipo individualistico. Tra queste troviamo la società occidentale dove tra gli uomini prevale la competizione e manca quella collaborazione che invece funge da motore pulsante nelle comunità di pratica. Le CdP rientrano a pieno titolo nella Formazione a Distanza (FAD), sono "luoghi" in cui si sviluppa apprendimento, ciò che cambia, rispetto al passato, riguarda il modo e i mezzi. La conoscenza diviene un fatto da costruire nella collettività, questo aspetto rientra pienamente nel costruttivismo sociale.
Da tale prospettiva ne scaturisce un apprendimento inteso come:
- Creazione di significato: in una prospettiva di Lifelong Learning è significativa la nostra esperienza. L’esperienza diviene significativa quando si riflette su di essa, altrimenti è come una goccia d’acqua che scivola su un vetro, non lascia traccia alcuna. Tra i principali teorici dell’apprendimento esperienziale troviamo Kolb e Quaglino.
- Sviluppo d'identità: apprendere è un processo che ci permette di interagire, partecipare, contribuire a definire un nostro spazio/ruolo in una comunità.
- Appartenenza a una comunità: l’individuo per cambiare, riconoscersi o allontanarsi deve conoscere la propria comunità, identificarsi o meno in essa, apportando un proprio contributo.